“Per me il progetto è iniziato nel 2017, quando mi è stato chiesto da un collega delegata alla ricerca, di occuparmi di un bando MIUR per un Contamination Lab in Italia, c’era un bando aperto per venire finanziati, all’epoca non sapevo cosa fosse e ho appreso e imparato seduta stante di cosa si trattasse.
Ci siamo messi insieme con i colleghi che adesso fanno parte del comitato scientifico e abbiamo presentato il primo progetto, che è risultato il primo tra i non finanziati, questa cosa da un certo punto di vista ci ha un po’ delusi e demotivati. Tuttavia però al governo dell’Università l’idea del Contamination Lab era piaciuta, tanto che il Rettore, in una riunione del senato accademico, e del consiglio di amministrazione, ha deciso di destinare dei fondi propri per far partire un Contamination Lab, che anche se inferiori rispetto a quelli che avremmo ottenuto con il progetto, servivano comunque per partire. Quindi decisi di coinvolgere Giovanna, e siamo partiti insieme, si è preparato il progetto e il tutto poi è evoluto e si è arrivati a quello che c’è adesso.”
Cosa ti ha spinto ad iniziare questo progetto?
“Sono il Delegato alla terza missione, cioè all’interazione con il territorio e con le associazioni, e alla promozione del placement dei nostri laureati. Queste sono tutte aree di intervento nelle quali il Clab può avere un posto di rilievo. Soprattutto nel placement c’è bisogno di uno stimolo ai laureati e ai laureandi, per corsi di questo tipo.
I nostri laureati hanno già un’ottimo grado di occupabilità sul territorio, ai massimi livelli in Italia: poteva quindi non esserci bisogno di un percorso di questo tipo. Tuttavia, giacché il servizio di Placement organizzava già percorsi di apprendimento, di Soft Skill e di attività trasversali, come public speking, Win Win, attività teatrali e molti altri, l’attivazione di un Clab mi è sembrata un’estensione opportuna di quello che già stavano facendo.
L’idea vincente e originale del Contamination Lab di Brescia, rispetto alle altre iniziative a livello nazionale, è stata l’allargamento del progetto a tutte le realtà universitarie del territorio. Siamo infatti riusciti ad avere alcuni studenti da altre università bresciane, e coagulare intorno al progetto studenti universitari, neo laureati, dottorandi, sia che persone che già lavorano, quindi che si sono rimesse in discussione, quindi di fatto anche nella sua dimensione ancora limitata ci sembra di aver colto abbastanza l’obiettivo.
Per trovare gli sponsor abbiamo avuto la piena collaborazione delle persone che fanno parte del comitato scientifico. Per il futuro mi piacerebbe arrivare a riempire una parete della sede del Clab di loghi di sponsor come l’università Tsching Hua di Pechino.”
Com’è adesso il Clab rispetto a quando è iniziato e come sono i ragazzi?
Il Contamination Lab è un insieme di persone, e le persone hanno una loro unicità in qualunque contesto le si veda. Tutti gli ambienti di lavoro, tutti i luoghi in cui ci sono comunità, scontano il fatto di avere persone la cui diversità, se opportunamente veicolata, è un grande capitale: il valore totale è maggiore della somma dei valori individuali. Dopo la prima fase in ciascuno era un singolo individuo si è passati a una formazione dei team. Poiché i Clabbers avevano potuto conoscersi e apprezzarsi, i Team aggregati per scelta meditata e respoonsabile, seguendo regole di contaminazione tra sedi e tra competenze diverse.
Seguirli dall’inizio mi ha fatto notare un enorme cambiamento. Inizialmente erano spaesati, mentre ora sono molto coinvolti. Mi emoziona vederli così partecipi: ovunque li invitiamo tutti partecipano con entusiasmo. Si fidano moltissimo di Giovanna, e la vedono un po’ come una mamma, per me è molto bello, e Giovanna merita questo riconoscimento per tutto quello che lei ha dato a questo progetto.
Si fidano anche di me, come consulente anziano, esperto in Start Up, per dare consigli. Se si dice che l’università non prepara alla vita reale, noi proviamo a dimostrare il contrario.
Che messaggio vorresti mandare a potenziali sponsor
Vorrei che conoscessero il progetto e partecipassero con entusiasmo!”
Cosa diresti ai ragazzi e ragazze che vogliono avvicinarsi al CLab?
“In questa versione i posti erano limitati, per via del budget, infatti da 86 sono diventati 48: per l’anno prossimo, se sarà il riconoscimento del Ministero il numero di selezionati potrà essere maggiore, mantenendo i requisiti di contaminazione. Il Contamination Lab è per tutte le università del territorio, ed il messaggio per lo studente è che all’interno del Contamination Lab si è una famiglia unica.”